L’approccio chirurgico in genere prevede l’inserimento di cemento (polimetilmetacrilato) all’interno del corpo della vertebra tramite un ago introduttore per stabilizzarla, o un intervento chirurgico di stabilizzazione qualora non sia compatibile il primo approccio (ad esempio una frattura traumatica complessa), e richiede alcune considerazioni: prime fra tutti un requisito temporale e uno anatomico. Una frattura deve essere relativamente recente perché abbia senso stabilizzarla con del cemento: per capire se una vertebra può essere candidabile all’intervento è necessario studiarla attraverso Risonanza Magnetica o TAC abbinata a scintigrafia, con rare eccezioni. Il chirurgo valuterà poi se la vertebra può essere trattata con una delle tecniche per l’inserzione del cemento: la cifoplastica e la vertebroplastica. La differenza tra le due consiste unicamente nel posizionamento di un palloncino all’interno della vertebra che viene gonfiato prima di inserire il cemento, allo scopo di creare maggior spazio per il cemento e risollevarla. Riguardo a quest’ultimo punto nella nostra esperienza siamo un po’ scettici sul risultato, a meno che la frattura sia molto recente; vero è invece che la procedura avrà meno rischi intraoperatori di stravaso di cemento (leakage) per la minor pressione con cui viene iniettato.
Il vantaggio principale della stabilizzazione con cemento consiste nella riduzione del dolore: se l’indicazione è giusta (criteri radiologici, anatomici, meccanismo di insorgenza del dolore legato alla vertebra e non alle strutture attorno) il dolore può ridursi o scomparire anche nell’arco di poche ore, o al massimo tre settimane. Un altro vantaggio è la prevenzione dell’ulteriore riduzione di altezza della vertebra, che riduce quindi i rischi già descritti. Naturalmente bisogna ricordare che si tratta sempre di una procedura chirurgica che viene eseguita in un sito anatomico delicato (vicino a midollo spinale, polmoni, grossi vasi), pertanto non esente da rischi ma che, in mani esperte e con la dovuta prudenza, è una metodica molto efficace e sicura. Le controindicazioni, oltre a quelle temporali e anatomiche, sono legate soprattutto a problemi di coagulazione del paziente e infezioni in atto.