TERAPIA

NEUROMODULAZIONE FARMACOLOGICA SPINALE

La via spinale ha lo scopo di somministrare i farmaci più vicino possibile ai loro siti di azione, ovvero recettori o canali ionici presenti sulle fibre nervose (anestetici locali) o a livello delle sinapsi midollari (es.: oppioidi, baclofen, ziconotide) in modo da potenziare l’effetto con un dosaggio ridotto e quindi meno effetti collaterali. Si parla di via epidurale quando i farmaci vengono somministrati nel canale vertebrale esternamente alla dura madre e di via subaracnoidea o intratecale quando vengono somministrati direttamente nel liquor. I farmaci somministrati nello spazio epidurale devono superare la barriera delle meningi per raggiungere i loro siti di azione e la loro diffusione lungo il canale vertebrale è limitata; i farmaci somministrati nello spazio subaracnoideo penetrano più facilmente nel midollo spinale dove hanno sede i recettori specifici.

 

Per i pazienti...

Spesso i pazienti non sanno a cosa vanno incontro. Di seguito qualche semplice informazione…

cosa mi succede se mi sottopongo all'intervento

La neuromodulazione spinale è una tecnica antalgica eseguita in due tempi successivi. In un primo ricovero viene impiantato il catetere nello spazio subaracnoideo e collegato ad una porth, piccola scatoletta sottocutanea che viene a sa volta collegata con una pompa esterna. Segue un periodo variabile ma sufficiente a valutare il farmaco e la giusta dose da somministrare e quindi. il successo o l’insuccesso. Si dovrà sopportare qualche disagio per la presenza di un cavetto esterno che esce dalla cute del fianco, collegato alla pompa esterna.

Una volta definito il farmaco o i farmaci efficaci e individuata la dose sufficiente a dare al paziente l’analgesia si procede all’impianto della pompa sottocutanea, al collegamento con il catetere. Al termine tutto l’impianto sarà sottocutaneo . Sapendo la dose di farmaci iniettati nella pompa e la dose utilizzata ogni giorno dal Paziente si stabiliranno i tempi per la ricarica della pompa. Il paziente dovrà quindi recarsi al Centro per la ricarica della pompa. Questa ricarica consiste in una iniezione all’intero della pompa della dose opportuna del farmaco. I due interventi vengono eseguiti in regime di ricovero ordinario nel senso che si deve prevedere per il primo ricovero una durata sufficiente alla titolazione della dose utile , e non per il dolore o l’entità delle lesioni chirurgiche. Nel secondo ricovero, per l’impianto della pompa, si prevedono due o tre notti.

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cosa faccio se la pompa non funziona?

La pompa è dotata di un sistema d’allarme che informa il paziente di un malfunzionamento o dell’esaurimento del farmaco in essa contenuto. Presso il Centro è sempre reperibile un Medico in grado di valutare la situazione, dare consigli o ricaricare la pompa.

QUALI LIMITI?

Il limite più importante è la dipendenza permanente dal Centro oltre l’impossibilità di eseguire Risonanze Magnetiche in caso di pompa elettronica.. 

quali precauzioni devo osservare?

Avere una pompa impiantata significa far suonare ogni controllo magnetico (banche, supermercati, aereoporti ecc.). Vi verrà dato un tesserino da mostrare per giustificare l’evento o per evitare il controllo magnetico.

e inoltre...

La storia della somministrazione spinale di farmaci a scopo analgesico ebbe inizio con gli studi di Yaksh sulla iniezione di oppioidi ed altri farmaci nello spazio subaracoideo di ratti nel 1977 (1) e le prime pubblicazioni sull’utilizzo di oppioidi per via peridurale e subaracnoidea a scopo analgesico nell’uomo (2,3). Da allora vi è stata una crescita progressiva dell’utilizzo della via epidurale (soprattutto a scopo anestesiologico) e subaracnoidea per il controllo del dolore cronico e, successivamente, della spasticità con l’immissione in commercio di sistemi parzialmente (port sottocutaneo collegato a catetere spinale + pompa esterna) o completamente impiantabili (pompe d’infusione sottocutanee collegate a cateteri spinali) e di farmaci specifici per la via intratecale (baclofen IT e ziconotide).

La nostra esperienza clinica ha seguito questa progressione tecnologica e farmacologica con l’iniziale utilizzo, a partire dalle seconda metà degli anni ’80, di cateteri peridurali e poi subaracnoidei esterni o collegati a port sottocutanei per la somministrazione in bolo o in infusione continua tramite pompe esterne di morfina a pazienti oncologici che non ottenevano adeguata analgesia dalla somministrazione sistemica di farmaci; si tengano presenti la scarsità di oppioidi in commercio in Italia in quegli anni ed i pregiudizi relativi all’utilizzo di morfina.

Nel 1996 abbiamo impiantato la prima pompa sottocutanea programmabile ad un paziente con dolore cronico per la somministrazione di morfina. Da allora abbiamo effettuato più di 200 impianti di pompe sottocutanee per l’infusione continua di farmaci nello spazio subaracnoideo in pazienti con dolore cronico correlato o meno a patologia neoplastica o pazienti con spasticità da lesioni del sistema nervoso centrale. Negli anni abbiamo avuto modo di verificare l’efficacia e gli effetti collaterali dei farmaci presenti in commercio e consigliati dalle linee guida internazionali (4), in particolare oppioidi (morfina, idromorfone, fentanyl), clonidina, bupivacaina, ziconotide a scopo antalgico e baclofen per la spasticità. La nostra esperienza sul baclofen spinale è nata dalla collaborazione con le Unità di riabilitazione per pazienti con lesioni neurologiche cerebrali e midollari presenti nel nostro ospedale.

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