LA DIAGNOSI DEL DOLORE

La visita dovrebbe procedere seguendo tre vie parallele, che si intrecciano nella fase
di progettazione terapeutica. 

Distinguiamo:

  • 1

    La via tradizionale che mira a identificare la patologia sottostante al dolore (e le comorbilità)

  • 2

    La via che permette di identificare la sindrome di dolore, la fisiopatologia individuale, ovvero i meccanismi patogenetici, il tessuto coinvolto, gli stimoli.

  • 3

    Il percorso che permette d’individuare gli aspetti psico-sociali e le disabilità correlate.

Si tenga presente che, nella maggior parte dei casi di dolore cronico, vi possono essere più cause eziopatogenetiche insorte nel tempo che contribuiscono a rendere sempre più complesso e indecifrabile il quadro clinico.

Possiamo distinguere in tre fasi:  il “colloquio” dove avviene la raccolta dei dati anamnestici (anamnesi patologica remota e prossima), sicuramente utile alla diagnosi della patologia sottostante al dolore e, ovviamente, nella decisione terapeutica. Dopo il colloquio si passa alla “visita” vera e propria della zona di dolore, e alla “valutazione” degli esami strumentali.

Questo metodo ci permette di identificare ciò che è utile alla diagnosi relativa al tessuto, al meccanismo e ai fattori stimolanti.

To be continued…

Il percorso diagnostico, che definiamo “Pavia Pain Diagnostic Tool”, porta alla ricerca dei “pain generating factors” seguendo alcuni passi fondamentali che danno alla visita di terapia del dolore caratteristiche sue proprie.

Dott.ssa Laura Demartini

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